Cuneo, via RomaCuneo, via RomaCuneo, particolare di via del CorsoCuneo, particolare di via del CorsoCuneo, incrocio fra via del Corso e corso DanteCuneo, particolare di via del CorsoCuneo, particolare di via del CorsoCuneo, scorcio di piazza GalimbertiCuneo, particolare di Contrada Mondovì (again)
(Riassunto delle puntate precedenti: un lungo viaggio nella memoria, dalla culla a quest’oggi).
Sotto quel cielo grigio e gravido di umidità, anche la mia città natale, al primo sguardo consapevole che le rivolsi, mi parve grigia. E grande. Troppo grande. La prospettiva a quattro corsie di via del Corso mi fece un effetto straniante. La vastità di piazza Galimberti mi sembrò infinita, da vedere così come da attraversare.
(Riassunto delle puntate precedenti: un viaggio, un premio, un treno, una città da scoprire, uffa che barba questi disegni! Ma poi arriva un eroe cosmico e il mondo diventa più interessante).
Tutto quell’esercizio settimanale era poi integrato con abbondanza di occasioni quotidiane, perché la cara maestra ci chiedeva di realizzare dei disegni pure per illustrare i nostri temi svolti in classe, una volta che avessimo terminato di scriverli e in attesa che finissero tutti gli atri, per non stare lì con le mani in mano.
Duke Fleed in primo piano e Goldrake alle sue spalleLa partenza della missione Apollo 16 con il decollo del razzo Saturn V (fonte)Duke Fleed in una suggestiva fan art tratta dal webDuke Fleed in piedi fuori dalla cabina di pilotaggio di Goldrake, in una fan art tratta dal webCollage di Immagini tratte dalle sigle di apertura e chisura dell’animeLa copertina di un diario per l’anno scolastico 1978/79Elmetto di Duke Fleed a grandezza naturale, con interno regolabile per poter essere indossatoElmetto di Duke Fleed a grandezza naturale, con interno regolabile per poter essere indossatoElmetto di Duke Fleed a grandezza naturale, con interno regolabile per poter essere indossatoStatua in resina di Goldrake, nella versione agganciata al Goldrake 2, realizzata da TSUMEStatua in resina di Goldrake, nel montaggio alternativo con tuono e alabarde spaziali, realizzata da TSUMEStatua in resina di Goldrake, particolare della testa con abitacolo illuminato contenente Duke Fleed, realizzata da TSUME
(Riassunto delle puntate precedenti: un viaggio in treno, uno sguardo alle origini, dai sette anni in poi si lavora e si fatica per accontentare la maestra, e basta!).
Per varie settimane, dunque, vi furono pianto e stridor di denti; perché a me di fare quei disegni, fra il sabato pomeriggio e la domenica, non importava un fico, io volevo solo potermi fare gli affari miei e giocare un po’, uffa. Eppure, quei disegni s’avevano da fà, mi dovevo impegnare; sennò poi la maestra il lunedì era lì a labbra serrate e sguardo di fuoco, a fissarti come se avessi rubato l’ostia in chiesa.
(Riassunto delle puntate precedenti: il primo ritorno al luogo natale, fra treni, ottoni, vecchie stazioni, ponti e disegni scolastici).
Io scarabocchiavo di tutto fin dalla più tenera età, come immagino faccia qualunque bambino. Avevo anche un mio stile. Cresciuto a film western e di pirati, disegnavo un rettangolo che rappresentava “il grosso” di un corpo umano, attaccavo gambe piedi e braccia, stilizzate alla bell’e meglio, una testa tonda con su un cappello, infine mani che stringevano pistole, spade o pugnali.
Le pistole potevano essere a pietra focaia, come quella del Comandante Mark, oppure delle Colt .45 Single Action Army, come quelle di Tex e dei suoi pards; tuttora le mie preferite, degli oggetti di pura perfezione estetica.
Giusto per darti un’idea più precisa, poco fa mi sono cimentato nella mia versione di un pistolero nello stile di quegli anni primordiali. Picasso me spicciava casa, proprio, ve’? Mia madre chiamava quei soggetti “armadi con le gambe”.
Scompartimento di seconda classe di un treno FS degli anni ’80 (fonte)Il viadotto Soleri di Cuneo con la Bisalta sullo sfondo, in una cartolina d’epoca (fonte)
(Riassunto della puntata precedente: la prima sortita di Bill oltre il perimetro, debitamente accompagnato).
Il viaggio in treno mi sembrò interminabile, lì seduto in una carrozza a scompartimenti da sei, con le pareti in legno laminato lucido e i sedili di finta pelle marrone; sopra ogni poggiatesta una cartolina sfocata in bianco e nero di qualche luogo che non stimolava alcun interesse, incorniciata in una finitura dello stesso ottone di cui erano fatte le intelaiature delle finestre, delle porte, dei tavolini ripiegabili posti sotto le finestre; e le maniglie, le cappelliere e le pareti divisorie. Ottone ovunque. Pareva quasi chic. Che poi sarà stato alluminio o qualche altro materiale metallico meno pregiato e opportunamente ottonato, suppongo.
Cuneo, particolare di via del CorsoCuneo, piazza GalimbertiCuneo, il cielo i monti i tetti e le prospettiveCuneo, particolare di Contrada MondovìCuneo, scorcio di Contrada MondovìCuneo, la Bisalta all’imbrunire
Caro Dave,
giusto a proposito di racconti che a volte imboccano sentieri inaspettati. Interrompo per un momento il mio flusso narrativo a tinte giallorosse, poiché mi sono reso conto che quest’oggi è un giorno particolare.
Un giorno che mi riporta a un luogo in cui, senza averlo calcolato, mi trovo proprio ora. E a una persona che, in questo luogo, mi portò per la prima volta da che ebbi l’età e la capacità sufficienti per rendermi conto di dove mi trovassi. La prima volta, cioè, dopo la primissima, nella quale non mi potevo rendere conto di nulla perché ero appena venuto al mondo, e con ogni probabilità strillavo come un babirussa inseguito dai cacciatori; accadde in una notte buia e tempestosa, al cospetto di una montagna con due corna. Come quelle di un drago.