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L’ho pubblicato qualche giorno fa su novefiorigialli, lo ribloggo qui, ora. Sentivo il bisogno di un momento di leggerezza.

Amsterdam, Amsterdam Arena, 29 giugno 2000. Nella semifinale degli Europei l'Italia elimina ai rigori i padroni di casa dell'Olanda, con un'epica partita difensiva in 10 contro 11 e sorretta dalle parate di Toldo, capace di neutralizzare ben 3 rigori di cui il primo nei tempi regolamentari. Il terzo rigorista azzurro è Francesco Totti, che spiazza Van der Sar con il primo (che da lì in poi diventerà leggendario) rigore "a cucchiaio" della propria carriera

Amsterdam, Amsterdam Arena, 29 giugno 2000. Nella semifinale degli Europei l’Italia elimina ai rigori i padroni di casa dell’Olanda, con un’epica partita difensiva in 10 contro 11 sorretta dalle parate di Toldo, capace di neutralizzare ben 3 rigori, il primo nei tempi regolamentari. Il terzo rigorista azzurro è Francesco Totti, che spiazza Van der Sar con il primo rigore “a cucchiaio” della propria carriera. Un gesto tecnico, eseguito spesso anche in azioni manovrate, che diventerà il suo marchio di fabbrica.

Questo ventesimo fiore giallo si è fatto attendere a lungo, tant’è vero che nel frattempo ho scritto d’impulso e già pubblicato il ventunesimo, e pazienza se la sequenza numerica non risulterà perfetta.
Si è fatto attendere, perché il 20 per me rappresenta qualcosa di particolare. Un bel numero, rotondo; il doppio di 10, che è il numero perfetto per eccellenza. Il 20 è giorno in cui sono nato, era un giovedì.
E ho riflettuto a lungo se fosse il caso di fare o meno un’eccezione alla regola, riportando non qualche autore che avessi letto, visto o ascoltato. Ma me stesso, in una sorta di immodesta autocitazione. Alla fine, ho deciso che ci poteva stare. Perché il numero 20, oltre a ricordarmi la notte di primavera buia e tempestosa in cui venni al mondo, all’ombra della Bisalta e della sua duplice vetta, mi ricorda anche il mio numero 10 perfetto per eccellenza. Che nel giorno in cui stupì il mondo, con una prodezza di sfacciata e talentuosa insolenza in un momento in cui non c’erano margini di errore, ispirato dal ricordo dell’unica altra leggenda giallorossa che avesse mai osato qualcosa di simile prima di lui e dal desiderio di emularlo, aveva per l’appunto sulle spalle il numero 20 della Nazionale azzurra.
E in fondo, in questa occasione, non mi limiterò a citare me stesso; ma anche lui, che scrivendo quanto segue mi diede spunto per rispondergli, con ciò che vi riporterò in seconda battuta.

(Roma, 16 dicembre 2009. Dal sito ufficiale di Francesco Totti)

FRANCESCO TOTTI E IL NUOVO CONTRATTO
C’era una volta un sogno, il sogno di un bambino che dormiva col suo pallone, che sarebbe voluto diventare calciatore, vestire la maglia della Roma e diventarne il Capitano. Sapete una cosa, a volte se ci credi con tutto te stesso i sogni s’avverano…
La firma di questo contratto, il più importante di tutta la mia carriera, è l’immenso coronamento di una Vita e di un Amore: Giallorosso dentro, Roma per Sempre. L’ho sempre sentito, l’ho sempre saputo, mai un dubbio, ma comunque come potrei ora non condividere questa gioia esplosiva con tutti voi? Come posso non ricordare tutti coloro che mi hanno aiutato a giungere fino a questo punto? ^_^
Voglio ringraziare tante persone, la Famiglia Sensi prima di tutti: la signora Maria, Rosella, Silvia e Cristina; mi sono sempre state vicine in ogni momento, anche il più difficile. Ringrazio voi tifosi che mi avete sempre spronato e sostenuto, siete voi l’energia vitale della Roma. Ed anche i miei compagni, lo staff tecnico e tutti i miei allenatori sin dai tempi delle giovanili: ho sempre cercato d’imparare qualcosa da ciascuno.
Ringrazio Daniele Pradé e Bruno Conti, grandi professionisti e soprattutto i primi veri tifosi della Roma: mi sento orgoglioso di potermi confrontare con loro, dando il mio contributo. Bruno per me è stato e sarà sempre un punto di riferimento per la sua esperienza di campione, di uomo e di dirigente. E grazie a coloro che lavorano nella nostra società, i collaboratori, i magazzinieri, i medici: tutto lo staff, tutti gli uomini di Trigoria!!! ^_^ Spero un domani, quando sarò dirigente, di scoprire un nuovo Totti… ma ora non penso ad altro che a giocare e a vincere!
Non scorderò mai i sacrifici fatti da mia madre che quand’ero piccolo mi accompagnava sempre al campo per gli allenamenti, regalandomi le sue ore… i suoi giorni. Indimenticabili i suoi panini con la frittata dopo gli allenamenti. Sono grato a Riccardo che oltre ad essere mio fratello è anche un vero amico ed un consigliere di massima fiducia. E a mio padre, un uomo riservato e di principi che non ama le luci della ribalta, ma che allo stesso tempo mi ha sempre dato tanta sicurezza e tranquillità.
Sono riconoscente verso gli amici, quelli veri, che non ti abbandonano mai nei momenti più bui.
Voglio dividere questa gioia con mia moglie ed i nostri due figli: Cristian e Chanel sono i tifosi giallorossi che porto nel cuore prima di tutti ^_^ Quando li ho con me nei giorni di festa sul terreno di gioco è sempre un’emozione grande grande.
Ma c’è un pensiero che ho lasciato per ultimo, quello più intenso…
Va all’uomo che ricorderò sempre come un secondo padre, Franco Sensi. C’è stato un tempo in cui qualcuno mi avrebbe voluto lontano dalla capitale e da questa squadra ma lui ha sempre creduto in me, sono stato la sua scommessa. Non lo dimenticherò mai.
Parlavamo di sogni…
Ho sempre sognato d’indossare questa maglia a vita.
Ora il mio sogno s’avvvera.
Vivilo con me…^_^

Lessi questa lettera il giorno dopo, il 17, ripresa dal Corriere dello Sport.
E la sera, già piuttosto tardi, mi misi a letto col pc sulle ginocchia e due cuscini dietro la testa, intenzionato a scrivere una risposta. Mi abbandonai quasi subito al flusso dei ricordi dando libero sfogo alla mia vena narrativa, e dopo quello che mi parve un tempo tutto sommato breve, notai che fuori dalla finestra stava albeggiando. “Toh, guarda, sono le sei”, dissi a me stesso controllando l’orologio sulla barra strumenti del mio laptop.
Per nulla preoccupato, terminai e rifinii per bene la mia lettera, e – mentre già mi stavo preparando per andare al lavoro – lo inviai all’indirizzo di posta elettronica del sito di Francesco. Dopodiché uscii di casa e come se niente fosse mi recai in ufficio. Era rimasto sveglio tutta la notte a scrivere, senza neanche rendermene conto. Cose da innamorati, è il caso di dirlo. Cose da romanisti 🙂

Il testo integrale di quella lettera lo trovate qui: Grazie a te, Capitano!

E’ la prima volta che la rendo pubblica; finora è stata letta (e, devo dire, piuttosto apprezzata) solo da un ristretto numero di amici.
Credo che il contenuto si presti bene a una considerazione che mi dispiace non mi sia venuta in mente un paio di sera fa, durante uno scambio di battute al bar con un amico romanista e un paio di juventini. Si rideva e si scherzava, per carità, ma come ti sbagli, arriva sempre il momento in cui mi viene detto “sai, la Roma mi sta pure simpatica, gioca bene, ecc. ecc. …però, tutta ‘sta venerazione per Totti, proprio non la capisco, non la sopporto”. Un’affermazione simile di solito ha una motivazione precisa. Antipatia per un personaggio di successo che NON veste i colori della propria squadra. Antipatia per il personaggio, così, a prescindere. Antipatia per i romani (e qui al nord è palpabile, non mi spiego il perché se non per un diffuso campanilismo, generalizzato e di bassa lega). Incapacità di comprendere il perché di tanto attaccamento a un singolo calciatore. La mia risposta è stata goliardica, già che si stava a scherzà. “Te credo che non capisci: tifi Juve, che vuoi capire di calcio?” 🙂
Ci siam fatti una risata ed è finita lì.

Ma a pensarci bene, a mente fredda, al ragazzo che mi ha posto questa domanda avrei potuto offrire una spiegazione più personale, e inequivocabile. Mi sarebbe bastato domandargli se ami i suoi genitori, sua moglie, i suoi fratelli, i suoi figli. I suoi familiari più stretti, insomma. E dopo che, naturalmente, mi avesse risposto di sì, a quel punto gli avrei spiegato la semplicità della cosa: per noi romanisti Francesco non è solo un talento immenso, un Capitano infinito, il più grande calciatore che abbia mai vestito la maglia della nostra squadra e uno dei più grandi della storia del calcio tutta. Lui è molto più di questo. E’ come uno di famiglia, come un parente stretto.
Di conseguenza, ciò che proviamo per lui, e che gli testimoniamo, non è (e non va confuso con) un sentimento di venerazione: è soltanto amore.
E questo è tutto 🙂