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(Riassunto delle puntate precedenti: in principio soprattutto fatica, alte pressioni e un dannato demone, tutto entro i confini di una sola regione).
Le mie trasferte di lavoro mi avevano portato a familiarizzare con la tangenziale di Torino. Con le sue uscite, con i rallentamenti e le code che (immancabilmente) si formavano, verso le otto di mattina e dopo le cinque del pomeriggio, intorno a quell’obbrobrio di ingegneria stradale – situato fra gli innesti di Corso Allamano e Corso Francia in direzione nord e di Savonera e Pianezza in direzione sud – che era lo svincolo per la Torino-Bardonecchia. Esempio più unico che raro, per giunta in uno dei punti più trafficati della regione, in cui si vedeva sovvertito un principio fondamentale di un’autostrada: non presentare incroci a raso.
(La tangenziale di Torino è a tutti gli effetti un’autostrada, ha perfino una sigla, A55; ma anche se si fosse trattato solo di una strada a scorrimento veloce, avrebbe fatto poca o nessuna differenza).