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Mo che c’azzeccano i Normanni, si domanderà qualcuno?
Pressoché nulla. Ma, ho scoperto in rete, la formula “libera nos domine” era usata nel basso medioevo, per invocare la protezione celeste contro le scorrerie normanne. Diciamo quindi che si tratta di uno spauracchio come un altro.

Nell’incrociarsi di reazioni, articoli e commenti che si rincorrono sul web da sabato mattina, giorno in cui ci siamo svegliati tutti più impauriti alla notizia della feroce barbarie che nella vicina Parigi ha stroncato la vita di 132 persone innocenti, ho colto diverse impressioni e alcuni ragionamenti condivisibili, oltre a un (suppongo inevitabile) mare di stupidaggini assortite. A stretto giro riproporrò alcuni dei contributi che ho trovato meritevoli di discussione.

In prima battuta, però, mi ha colpito in modo particolare un brano di Francesco Guccini, una canzone che non conoscevo, condivisa su Facebook da un amico. Si intitola Libera nos Domine ed è del 1978, dunque appartiene a quelli che da noi sono passati alla storia come Anni di piombo.
Il testo affronta vari aspetti, a partire proprio dalle schegge dolorose di quegli anni, ed è – a mio parere e modo di vedere le cose – molto interessante. Vi riporto ad esempio la seconda strofa:

Da tutti gli imbecilli d’ogni razza e colore,
dai sacri sanfedisti e da quel loro odore,
dai pazzi giacobini e dal loro bruciore,
da visionari e martiri dell’odio e del terrore,
da chi ti paradisa dicendo “è per amore”,
dai manichei che ti urlano “o con noi o traditore!”,
libera, libera, libera, libera nos Domine!

Si tratta, è evidente, di una preghiera, rivolta al “Domine” cioè, in latino, al Signore, ovvero a Dio. Ma ciò che la rende davvero notevole, sempre (lo ribadisco) a mio parere e modo di vedere le cose, è la quarta e ultima strofa. Potremmo dire, la supplica definitiva:

Da te, dalle tue immagini e dalla tua paura,
dai preti d’ogni credo, da ogni loro impostura,
da inferni e paradisi, da una vita futura,
da utopie per lenire questa morte sicura,
da crociati e crociate, da ogni sacra scrittura,
da fedeli invasati d’ogni tipo e natura,
libera, libera, libera, libera nos Domine,
libera, libera, libera, libera nos Domine…

Ora, fra i vari commenti on-line di cui sopra, ne ho letto qualcuno che diceva “basta, è ora di finirla, smettiamola di cercare le ragioni [delle stragi di Parigi, NdR] nella religione”.
Sono pienamente d’accordo. Sia perché – sempre a mio parere e modo di vedere le cose – è proprio ora di finirla di cercare la ragione (intesa come la facoltà di pensare, di discernere, di determinare rapporti logici e di formulare giudizi) nella religione.
Sia perché, ove per ragione si intenda motivazione, la religione non è la motivazione dei mandanti di quelle stragi. Forse degli esecutori, ma non dei capi dell’Isis. Quali siano le motivazioni dell’Isis lo ha spiegato in modo chiaro un jihadista, in un’intervista rilasciata a Domenico Quirico apparsa su La Stampa qualche giorno fa:

Perché sono venuto via, perché non sono rimasto là a morire come Adel e gli altri? Perché è arrivato Isis. Ed è entrato l’odio tra noi. I loro capi non sono veri musulmani come noi, sono ex funzionari del Baath iracheno, ex ufficiali dell’esercito di Saddam. Non vogliono concorrenti, è impossibile cambiare idea, lasciarli: ti uccidono. Vicino ad Aleppo noi di Al Nusra abbiamo ceduto loro ventun villaggi che controllavamo: loro li hanno lasciati a Bashar. I loro emiri non sanno nulla del Corano, sono ignoranti e anche i combattenti sono giovani ignoranti affascinati dalla loro propaganda. Abbiamo litigato con loro, poi abbiamo anche combattuto. Ecco perché sono venuto via dalla Siria, non posso stare in un posto, morire, dove i sunniti, la gente di Dio, combatte non contro gli sciiti e gli americani ma tra di loro. Non so se tornerò, forse da un’altra parte. Voglio combattere perché nasca un governo islamico in Siria e dopo andremo a liberare la Palestina dai giudei. Nascono nuovi gruppi, si uniranno a noi, Jaich al Fatah, per esempio, si battono bene, c’è speranza, ma occorre essere uniti. I russi dici? Bombardano? Che importa. Noi combattiamo per una fede, loro no, perderanno».

Dunque, l’Isis non sa nulla del Corano, non ha motivazioni religiose.
Del resto, nessun conflitto è mai stato davvero combattuto per motivi religiosi, né nell’Ulsterin Palestina. La diversità religiosa può essere motivo di divisione e odio reciproco, ma da che esiste il mondo i motivi per fare una guerra sono rimasti sempre gli stessi: conquista e mantenimento di territori, accaparramento di risorse (ivi comprese le popolazioni di quei territori), assunzione e accrescimento di potere. In opposizione a questi, altri motivi possono essere l’autodifesa e la sopravvivenza attiva.

Però, lo stesso jihadista poco prima aveva affermato:

Dopo quattro mesi in Siria sono passato alle “katibe” di jabhat Al Nusra, gli uomini di Al Qaeda. Perchè? Che domanda stupida! Quelli sono veri combattenti, i loro emiri sono grandi uomini, ecco perché! Guerrieri puri, i migliori, e dotti nell’Islam. In Siria è pieno di gruppi di banditi, gente che dice di essere musulmano e in realtà cerca denaro e traffici. Non ci sono pensieri impuri in quelli di Al Nusra.

Capito? Quelli di Al Qaeda sono guerrieri puri “dotti nell’Islam”. E non hanno pensieri impuri. Solo quello di convertire a forza, e in alternativa uccidere, tutti gli infedeli, cioè noi. Una purezza cristallina.

Dunque, l’Isis non ha motivazioni religiose; ma i suoi soldati, e le altre bande di tagliagole che si incrociano da quelle parti, invece sì. Ed ecco che, per l’Isis e per le altre bande di tagliagole, la religione diventa uno strumento, proprio come un’arma. Uno strumento per indottrinare, sedurre, galvanizzare le fila dei propri adepti, e mandarli a uccidere e morire in nome del dio della cui volontà sostengono di essere gli unici e soli portavoce. Ce ne sono un po’ troppe, al mondo, di organizzazioni religiose e di fazioni che pretendono di essere l’unica voce di uno stesso dio, non credete? Che se almeno si mettessero d’accordo, sul dire tutte quante le stesse cose, potrebbero risultare un pizzico più convincenti.

La religione è il più grande strumento di controllo delle masse che sia mai stato inventato, proprio perché basato sul bisogno intrinseco dell’uomo di anelare al trascendente, di porsi domande sulla propria esistenza e sulla sopravvivenza della propria identità spirituale. Sul bisogno di avere delle risposte esistenziali. In definitiva, sul bisogno di nutrire una fede.
La religione è il mezzo con cui teocrazie e regimi totalitari di tutte le epoche, in ogni parte del mondo, hanno motivato e giustificato ogni sorta di nefandezze commesse da uomini contro altri uomini: dalle cosiddette guerre sante, alla persecuzione e uccisione di apostati ed eretici, ovvero dei dissidenti, alla distruzione e spoliazione delle memorie storiche delle civiltà precedenti (l’Isis che distrugge i templi siriani non ha inventato nulla; i bronzi, i marmi e le colonne delle chiese di Roma provengono in discreto numero dal saccheggio e dallo smantellamento delle vestigia romane, operato dalla chiesa cattolica); dalla conversione forzata e decimazione per malattia delle popolazioni amerinde, alla giustificazione del traffico umano di schiavi dall’Africa verso il Nuovo Mondo. Perché i neri erano considerati senz’anima, dunque non umani, dunque trattabili alla stregua delle bestie.
Perfino i soldati nazisti (anche se in virtù di un eredità storica di stampo prussiano) recavano sulla fibbia dei cinturoni la scritta Gott mit uns, “Dio è con noi”. Qualunque dubbio o convinzione si possa avere in merito a Dio, esiste una certezza assoluta e universale: il suo nome è una scusa buona per ogni evenienza.

(continua sulla seconda parte)