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Fonte: archivio fotografico consorzio del formaggio parmigiano-reggiano (area stampa), parmigianoreggiano.it

A proposito di cose eccezionali e un po’ di nicchia che esistono da vent’anni, eccone un’altra.

Ogni due estati, con l’approssimarsi della metà di settembre e di un evento cittadino di cui non riesco a percepire l’effettiva risonanza globale – poiché lo vivo dall’interno, nei luoghi che per me rappresentano uno scenario quotidiano – mi torna in mente un simpatico aneddoto che risale ormai all’inizio del secolo.
Fa un certo effetto scriverlo in questi termini, ma come dettaglio temporale è ineccepibile.

Oggi mi sono deciso a raccontarvelo, e ho scelto di farlo al presente e in terza persona, come la piccola storia di Elvio e Pino.
Sì, avete letto bene, e non si tratta di un refuso: Elvio, non Elvis.
Il perché di questo nome vi sarà svelato alla fine del racconto.

* * *

All’epoca in cui svolgono i fatti Elvio ha una trentina d’anni e si trova a Roma, per la precisione a bordo di un autobus che sfila lungo le vie del centro.
E poiché il mezzo è piuttosto gremito, Elvio è in piedi, nel corridoio, a pochi passi dal posto di guida e dalle porte di ingresso anteriori.
Ha da poco scoperto il 910, che dalla stazione Termini lo porterà in vista dello stadio Olimpico, in un’unica corsa. Molto più comodo che scendere sottoterra e infilarsi in un vagone della metro, strapieno di umanità accaldata, fino a piazzale Flaminio, dove riemergere in superficie e attendere il tram per piazza Mancini.
La linea 910 si è rivelata una soluzione più pratica, diretta e in definitiva anche più veloce.

In quel primissimo pomeriggio domenicale Elvio guarda sfilare la Città Eterna dai finestrini dell’autobus, assaporando il fluido scorrimento di una giornata fin lì perfetta sotto ogni aspetto, dal cielo terso e luminoso ai piccoli dettagli carichi di presagi favorevoli che si sono susseguiti per tutto il mattino.
Sereno e in armonia con il mondo, come forse solo a Roma gli capita di essere, l’eccitazione per la partita imminente (ogni partita della Roma è un’occasione speciale, ma quella a cui si prepara ad assistere si preannuncia da tempo come la più speciale di tutte) che vivacizza appena la forza calma e sorridente di cui si sente pervaso, non immagina che stia per riceverne un altro, di presagio.

Circa all’altezza dei Parioli, il suo sguardo cade su una tessera di plastica che un signore seduto lì a fianco si sta rimirando in grembo. Anche Elvio ha nel portafoglio una tessera simile a quella: rossa, che sfuma nel bianco verso un’estremità. E’ l’abbonamento allo stadio per la stagione che si concluderà proprio quel pomeriggio.
Elvio non può però fare a meno di notare che la tessera in mano a quel signore, che chiameremo Pino, mostra un’ordinata serie di buchi per l’intera lunghezza del bordo inferiore, fino a risalire sul margine destro. Segno che è stato presente a tutte le partite, poiché ai cancelli dello stadio i singoli ingressi vengono annullati dagli addetti obliterando la tessera.
Elvio prova una sana invidia per quel bell’abbonamento tutto bucherellato, e non si trattiene dal farlo presente a Pino. Rivolgere la parola agli estranei con tanta naturalezza è un’altra delle cose che in quella Città gli riescono a meraviglia.
– Anche a me piacerebbe avere un abbonamento così vissuto – dice a Pino – il mio ha molti meno buchi.

Pino solleva lo sguardo verso di lui, sorridendo. Capelli e baffi bianchi e ben curati, può essere vicino ai sessanta, e nel suo aspetto bonario lo sguardo tradisce una curiosità vivace. Sorridendo a propria volta, Elvio puntualizza meglio il senso della propria affermazione.
– Purtroppo abito lontano, circa settecento chilometri, ed è già tanto che riesca a venire a Roma una volta al mese.
– Ah, ma anch’io vengo da fuori – gli risponde Pino. – Io sono di Parma…
Per un singolo istante, Elvio rimane interdetto dall’inatteso guizzo di informazioni contraddittorie. Di Parma? Dunque si tratta di un tifoso avversario? Ma allora, l’abbonamento che ha in mano? Poi però Pino prosegue, e i dettagli tornano a combaciare.
-…ma abito a Roma da molti anni, e ormai posso considerarmi un abbonato storico. E lei, invece, da dov’è che arriva?
– Dalla provincia di Cuneo – è la risposta di Elvio, che è solito dire “da Cuneo” o “dalla provincia di” senza specificare il luogo esatto, perché è abbastanza certo che al di fuori del Piemonte nessuno abbia mai sentito parlare della cittadina in cui risiede¹. In effetti nessuno, prima di allora, gli ha mai domandato ulteriori chiarimenti. Tranne quella volta.
– Ma da dove, di preciso? – insiste Pino.
– Da Bra.
– Da Bra? – Pino pare illuminarsi. – Ma è dove fanno Cheese!
– Esatto – risponde Elvio, compiaciuto della sorpresa di Pino. – Proprio dove fanno Cheese.

* * *

Ecco, finito. Avrei potuto raccontare questo aneddoto come “il giorno in cui andando allo stadio a vedere Roma-Parma e vincemmo il campionato², io che sono di Bra e tifo Roma incontrai sull’autobus un signore di Parma che abitava a Roma e che pur essendo lui, neanche a farlo apposta, proprio di Parma come gli avversari di quel fatidico giorno, tifava Roma come me, e insieme sorridemmo nello scoprire che sapeva con esattezza di dove fossi perché era al corrente di un’importante fiera casearia che si svolgeva (e si svolge tuttora) nella mia città.”
E avrebbe funzionato lo stesso, ma ho preferito proporvi entrambe le versioni, quella lunga e quella corta, in modo che possiate scegliere quella che vi piace di più. 🙂

Un episodio che conferma il famoso adagio “tutte le strade portano a Roma” a cui aggiungerei come postilla un verso di Venditti³, giacché la Roma è una cosa “che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo”, e tutto ciò è come sempre molto bello e appropriato.

In realtà, però, una volta tanto, non è su tale aspetto de core che mi premeva porre l’attenzione attraverso questa piccola storia, quanto sull’intrinseco cenno di risonanza globale dello specifico evento braidese cui accennavo all’inizio.
Che a quel tempo contava appena un paio di edizioni e si apprestava alla terza, mentre giusto un mese fa si è conclusa, per l’appunto, quella del ventennale, con il consueto ampio successo di pubblico e critica.
Un argomento che meriterebbe una più ampia trattazione, e sul quale mi riprometto prima o poi di tornare.

Per finire, come promesso, la spiegazione nei nomi attribuiti ai personaggi del racconto. Pino, lo si può forse intuire, da Giuseppe. Ovvero, poiché il signore in questione era di Parma, come Giuseppe Verdi, per estensione il figlio più celebre della garbata e gradevole città ducale.
Elvio, invece, come Publio Elvio Pertinace, cittadino romano nato ad Alba (sì, proprio la capitale delle Langhe e del tartufo bianco, nonché sede della Ferrero dolciaria, quella della Nutella), che dapprima insegnante di grammatica divenne poi uomo politico e condottiero militare, fino ad arrivare al soglio imperiale.
Il civis Romanus più illustre e più geograficamente prossimo (Bra e Alba distano una manciata di chilometri) che dalle mie zone sia giunto a rendersi protagonista sulla scena capitolina, e il cui nome riecheggia nelle piazze e nelle terre albesi.
E con ciò, la storia – anche quella con la S maiuscola – è servita. 🙂


¹ Ho già avuto occasione di puntualizzare quanto sia antico e riverberante in luoghi illustri il toponimo in questione, ma si tratta di una curiosità spicciola, non proprio del genere di quelle che chiunque si incontri possa avere sulla punta della lingua.

² I romanisti in ascolto l’avevano di certo già capito da un pezzo di che partita stessi parlando, e immagino che anche a loro sia venuto un sorriso grande così. Non si tratta di nostalgia, ma di amore, e certi amori non solo non finiscono mai, ma in essi ogni evento importante è come se fosse successo appena ieri.
Per tutti gli altri, che siano disinteressati all’argomento, troppo giovani o troppo di parte per ricordarselo, e in particolare per quanti abbiano magari pensato “sì vabbè, capirai, il Parma”, desidero rievocare i fasti di quel Parma. Che all’epoca lottava stabilmente per le prime posizioni in campionato, vinceva coppe sia in Italia che in Europa, e la cui formazione, nell’occasione specifica, iniziava con: Buffon, Fabio Cannavaro, Thuram. E qui mi fermo. 🙂

³ Tratto da Grazie Roma, of course.