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Dichiarazione d’intenti 🙂
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(segue dalla prima parte)
Con un singulto e un sobbalzo, il treno termina infine il suo viaggio nella stazione della mia città; e dopo aver tentato di uscire sul marciapiede passando dalla porta più vicina rispetto a dov’ero seduto (che lì per lì mi era parsa la cosa più logica, se solo la porta avesse funzionato), riguadagno finalmente la mia auto nel parcheggio, e in due minuti sono a casa.
Ove giunto, ogni stanchezza svanisce di colpo di fronte all’accoglienza festosa dei miei cani, contenti ed eccitati dal mio ritorno, dopo che li ho lasciati da soli con i “nonni” per un giorno e una notte e un altro giorno ancora; cosa che, per svariati motivi di forza maggiore, non capitava da oltre due anni.
Quando, più tardi, smessi gli abiti da viaggio in favore di una comoda tuta, torno a sistemarli per la notte, la gioiosa agitazione del mio trio di pelosetti si è ormai stemperata; la piccola pestifera è già lì acciambellata nella cuccia, e non si muoverà più fino alle 6 del mattino.
Ronnie invece è ancora sveglio e mi guarda da sotto in su; e poiché ho in tasca la macchina fotografica che mi ero portato in viaggio (tolta dalla tasca della giacca e non ancora riposta nell’apposita custodia), ne approfitto per immortalare la curiosa espressione del mio cucciolone, che chiamo ancora tale nonostante abbia compiuto due anni a giugno. In effetti, è il più giovane del trio.

Ronaldo curioso & la piccola pestiferia dormiente
Faccio per rientrare in casa e il Chicco mi si avvinghia a una gamba, non mi lascia più. Questo è tipico di lui. I cani di solito, per farti le feste, si alzano sulle zampe posteriori e ti appoggiano quelle anteriori fin dove arrivano, tendendole distese e cercando il tuo sguardo; perché per un cane lo sguardo del proprio umano di riferimento è importantissimo, è un premio, un segno di approvazione che li fa sentire riconosciuti. Chicco invece si comporta in un modo tutto suo. Ti abbraccia una gamba e si tiene stretto a mo’ di koala, restando fermo così senza neanche scodinzolare. Per guardarti ti guarda, ma poi ti nasconde la testa in grembo, come farebbe un bambino piccolo.
E’ il suo modo di dirmi che gli sono mancato. E’ il suo modo di dirmi che vuole che resti ancora un po’ insieme a lui.
Provo a fotografare anche questo bel momento, ma la scarsa illuminazione, nonostante il flash, vanifica il mio spunto artistico. Rimedio il mattino dopo, alla luce del giorno; tanto la scena viene sempre più o meno uguale.

Il Chicco in versione koala
Scioltomi dall’abbraccio, per la seconda volta faccio per rientrare in casa; e non appena apro la porta, rapido come un furetto Ronnie si infila in corridoio e si stravacca zampe all’aria su un divano che gli piace da matti. L’unico modo per farlo scendere di lì con le buone è prenderlo su di peso.
Ma visto che nemmeno io, alla pari di lui, ho così sonno, lo lascio stare tranquillo spaparanzato sul sofà e ne approfitto per scattargli qualche altra foto. Fino a che, giratosi e rigiratosi per sfuggire al flash, si stufa e decide di riguadagnare le proprie stanze. Psicologia canina inversa 🙂

Ronaldo pascià
Nel mio alloggio ho trovato ad attendermi una gradita mezza sorpresa: un bel pacco pieno di libri e di cd. Solo mezza, perché già sapevo che la spedizione era in corso; ma mentre ero via non ho più seguito il tracking, dunque non ero al corrente dell’avvenuta consegna. Ed ecco il contenuto, che arriva ad aggiungersi al mio tesssoro. Questi sono i cd.

Muse, opera omnia
Sono sette cd dei Muse, cioè tutti.
Io sono fatto così, se scopro qualcosa che mi piace, e se posso permettermelo, non è che mi preoccupi di scegliere: prendo tutto.
Che poi i Muse non li ho scoperti da solo, ma ho colto lo spunto di un commento di Mistral, la mia cara amica di Ombreflessuose. E se un animo sensibile e dal tocco delicato come il suo apprezza questa musica, mi sono detto, posso forse io ignorarne il suono? No che non potevo.
Sono andato su IBS, che ha il pregio di offrire ai suoi potenziali acquirenti i primi 30 secondi di ascolto di ciascun brano di ciascuna opera musicale (30 secondi, se non vado errato, sono il limite entro il quale si può diffondere un brano senza vincoli commerciali o di copyright). Trenta secondi del primo brano di ciascun cd dei Muse mi sono bastati per capire che la forza del rock scorre potente in questi ragazzi. E che, dunque, non potevo indugiare oltre nel colmare questa mia lacuna.
Questi invece sono i libri.

Giusto qualcosina da leggere
Quattro romanzi di Stephen King fra i più recenti, che ancora non avevo, compreso l’ultimo fresco di stampa.
Sette lavori di Valerio Massimo Manfredi, a completare la mia personale raccolta di sue opere. Scoperte grazie al mio amico José, che me ha parlato in varie occasioni, fino a che, incuriosito, un giorno in cui mi trovavo in un’enorme libreria a Roma (e dove sennò?) presi e lessi quasi d’un fiato Idi di marzo, facendo conoscenza con un ottimo narratore. Resistetti per un po’ di tempo a scandagliare l’intero novero della produzione manfrediana, poi in estate mi sono accostato al suo primo romanzo di Odisseo, e a quel punto non potevo esimermi dall’ordinare il secondo. Insieme a quasi tutto il resto di ciò che VMM abbia scritto fin qui 🙂
La ciliegina su questa bella torta letteraria è posta di sbieco, ma non sarà di certo sfuggita all’occhio vigile di chi, come me, abbia amato e sempre amerà lo Yanez de Gomera intepretato da Philippe Leroy nel Sandokan televisivo. Ho appreso dell’esistenza di una recente autobiografia dell’attore francese, trapiantato in Italia ormai da secoli (e, ho scoperto con sorpresa, marito di Silvia Tortora, figlia del compianto Enzo), da un’accattivante intervista con il medesimo pubblicata sul Fatto Quotidiano e ripresa da Dagospia. Se il libro assomiglia anche solo in parte a quell’intervista ironica e variopinta, mi attende un’assai piacevole lettura.
Già di per sé il titolo è tutto un programma: Profumi.
Grazie ai miei amici enologi e gastronomi, ho imparato che il nostro cervello registra i profumi come il ricordo di un’emozione. E di emozioni, nella propria lunga e roccambolesca vita, il buon Philippe deve averne vissute parecchie. Non vedo l’ora di condividerne alcune.
Nuovi brani, nuove parole, nuove canzoni, nuove letture. Nuove immagini. Nuove storie di cui nutrirmi, altre ancora da immaginare e da raccontare. Quattro blog non basteranno, infatti ce n’è già un quinto in fase di allestimento.
E non è detto che sia l’ultimo.
Nuovi viaggi da intraprendere.
Un treno scalcinato e singhiozzante mi ha riportato a casa da poche ore, ma il mio viaggio è appena ricominciato.
Navigare necesse est.
O, come disse il sunnominato Odisseo, con le parole offertegli dal sommo Dante:
Fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza.
E dunque, macchine avanti, e alla via così.
Pingback: Digli pure che io sono in viaggio (prima parte) | Julian Vlad
Ho seguito le tue belle Orme e sono arrivata in questa seconda parte
Ho viaggiato con te, con le tue impressioni, le emozioni, attraverso il tuo fascino narrante. Ho gradito tutto, in modo particolare ( adoro gli Animali) le tre creature pelose: Ronaldo, Chiccho e …non conosco il nome della piccola peste.
Che gioia e che amore incondizionato ci danno. Io ho Dear, il micione che vedi sulla barra laterale del mio blog, Astor, il mio cucciolone che mi fa compagnia nelle lunghe camminate e due nuovi mici trovatelli e abbandonati.
Non ho letto nulla di Massimo Valerio Manfredi ma ho sentito solo bene di lui
In quanto ai Muse, la loro musica è singolare, concentrato di Rock e suoni sinfonici , I loro testi spaziano dalla Vita, Religione, Universo, la fine del mondo, Poliica , Extraterrestri
Grazie carissimo Dario
Ti lascio con un caro abbraccio, tante carezzine ai tuoi peloisi e questa canzone dei Muse
Mistral
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Carissima, sono davvero lieto che tu abbia apprezzato.
Mentre scrivevo questa seconda parte mi veniva in mente che, dopo aver letto la prima, nel prosieguo qualcuno potesse aspettarsi il resoconto di un mio tentativo di approccio con una delle due ragazze inglesi. O con entrambe. Mentre io invece sono corso a casa a farmi abbracciare dai miei cani 🙂
Hai ragione, ho trascurato di nominare la Chicca. Che dei tre è stata la prima a prendere dimora presso di me, trovatella proveniente dal canile comunale della mia città; e l’ho ribattezzata, perché presso la struttura le era stato dato il nome provvisorio di Cartuccia, che non mi convinceva affatto. Poi è arrivato Ronaldo, cercato e trovato, anche se è stato lui a scegliere me, tenero incerto sgorbietto di 2 mesi in una cucciolata di otto, abbandonata in uno scatolone sulla soglia del medesimo canile. Quando l’ha visto, mio padre mi ha intimato di riportarlo indietro, perché secondo lui era troppo brutto (non l’avrei mai fatto, piuttosto al canile davo in cambio il mio vecchio!). E guarda che bel giovanotto è diventato 🙂
Il Chicco è arrivato in affidamento temporaneo, per restare qualche settimana in attesa di sistemazione definitiva, ma poi è diventato parte della famiglia.
Quante probabilità c’erano che, in una casa in cui già si trovava una Chicca, arrivasse un Chicco? Sembra fatto apposta, ma è venuto fuori così, per puro caso. Far incidere le medagliette mi è costato uno sguardo di compatimento da parte del commesso di un negozio, ma checcefrega 😀
Il tuo Dear è davvero un bel micione! E ha anche l’aria di esserne perfettamente consapevole 🙂
In famiglia abbiamo tenuto pochi gatti perché, abitando a filo di una statale, quei pochi hanno sempre fatto (ahimè) una brutta fine. In compenso una nostra vicina ne ha sette, e con loro la popolazione felina media del quartiere si mantiene in quota.
Manfredi trovo racconti in maniera molto gradevole, con autentico gusto narrativo, pur romanzando con verosimiglianza fatti e personaggi storici. Il suo Odisseo, narrato in prima persona dall’infanzia a Itaca fino alla presa di Ilio con un inganno di cui non è fiero, è un personaggio vivo, vibrante, reso in modo verosimile sotto ogni profilo.
Quanto ai Muse, beh… posso solo dire che mi stanno regalando proprio dei bei momenti. Mi piacciono da matti queste felici combinazioni.
Ho scoperto che alcuni brani li avevo già orecchiati qua e là, ma non sapevo di chi fossero. E c’è anche una piccola storia legato ad uno di essi. La sto scrivendo, sarà pronta fra un giorno o due.
Grazie per il video! L’ho guardato e ascoltato con piacere, Starlight è proprio uno di quei brani che mi ritornano familiari. Sono lieto di questo arricchimento, e ancora, te ne ringrazio.
Buona serata, cara Mistral. Anche se, vista l’ora, dovrei forse dire buonanotte.
Un caldo abbraccio, e a presto!
Dario
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PS : Il frontman, Matthew Bellamy, ha una voce bellissima per me
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Anche per me! 😀
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Ma che belli e simpatici i tuoi cani e quante belle novità e attività interessanti per te! A proposito del tuo cane e dell’abitudine di avvinghiarsi alla tua gamba, ricordo il cagnolone di mia cognata, candido ed enorme pastore maremmano, che prima mi saltava addosso gettandomi quasi a terra, visto che, sulle due zampe, era più alto di me, poi si metteva a terra e mi avvinghiava la gamba, impedendomi, di fatto, di allontanarmi da lui. Eppure non ero nemmeno la sua padrona, ma solo un’ospite! Era proprio affettuoso…ma ora non c’è più. Mi ero affezionata a lui!
Buona domenica!
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Eh sì, i cani so’ piezz’e core 🙂
Anche i gatti, ovviamente, per chi li ha, e lo stesso vale per tutti i nostri piccoli amici pelosi o pennuti.
Grazie cara Katherine, buona domenica anche a te!
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E per colmare una mia lacuna, ecco alcune foto d’archivio anche della Chicca, sia da sola che in compagnia dei suoi due “fratelloni” 🙂
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L’ha ribloggato su BlackS'n'Orange.
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