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Caro Dave,

giusto a proposito di racconti che a volte imboccano sentieri inaspettati. Interrompo per un momento il mio flusso narrativo a tinte giallorosse, poiché mi sono reso conto che quest’oggi è un giorno particolare.

Un giorno che mi riporta a un luogo in cui, senza averlo calcolato, mi trovo proprio ora.
E a una persona che, in questo luogo, mi portò per la prima volta da che ebbi l’età e la capacità sufficienti per rendermi conto di dove mi trovassi. La prima volta, cioè, dopo la primissima, nella quale non mi potevo rendere conto di nulla perché ero appena venuto al mondo, e con ogni probabilità strillavo come un babirussa inseguito dai cacciatori; accadde in una notte buia e tempestosa, al cospetto di una montagna con due corna. Come quelle di un drago.

O di un robot di metallo alto trenta metri proveniente da un mondo oltre le stelle, con cui – all’epoca della mia seconda venuta in questo luogo – avevo già fatto una conoscenza piacevole quant’altre mai. In caso contrario quella gita fuori porta non sarebbe mai avvenuta e me ne sarei rimasto a casa, perché fu solo grazie alla mia epifania robotica nella primavera del ’78 se, all’epoca della piccola storia che ti vo narrando, sapevo già disegnare piuttosto bene.
Cosa c’entra? Ci arriviamo.

Quella persona era mia madre, che proprio oggi, cinque anni fa, chiudeva gli occhi per sempre.
Il luogo, che te lo dico a fare, è Cuneo. La mia Winterfell. La città costruita su un altopiano alla confluenza di due fiumi, così distante a sud-ovest rispetto a dove abitavano i miei genitori e in cui, nonostante ciò, lei scelse di farmi nascere.
Il luogo che, finora, mi è stato culla non solo una ma ben due volte; e chissà cosa mi riserverà in futuro, dal momento che, poche settimane fa, ho deciso che io vivrò qui; quando, ancora di preciso non so dirlo, ma è ciò che desidero con entusiasmo e ardore ed è ciò che dunque, un giorno, farò.

Come già ti scrissi tempo fa, la mia vita si svolse a lungo entro un perimetro piuttosto limitato, quasi sempre dietro una sorta di barriera invisibile.
La prima volta in cui superai quel perimetro fu esattamente nel giorno, se non ricordo male capitò una domenica mattina, nella quale mia madre mi accompagnò in treno a Cuneo, che fin lì – dopo la mia nascita – non avevo più rivisto.
Era una giornata molto diversa da quella di oggi, che mi sta regalando un tepore quasi primaverile, sole, cielo azzurro limpido e colori vivaci. Quel giorno, ormai remoto ma mai dimenticato, il cielo appariva coperto, lattiginoso; si mostrava con un tenue grigiore chiazzato di nubi che minacciavano di gocciolare da un momento all’altro.

(segue)


CREDITS, NOMI E RIFERIMENTI:

Foto by Dario Angelo © 2024

Babirussa, maialino dalle curiose zanne ricurve che vive fra Sulawesi e le Molucche e di cui Yanez de Gomera (quanto meno nei romanzi) pare particolarmente ghiotto.

Cuneo, uno dei posti migliori in cui piantare le tende per qualche tempo. Volendo, anche per sempre.

Il secondo dio della mia infanzia, sempre sia lodato.

La Bisalta, una montagna che sarebbe piaciuta al dio Giano.

Winterfell, nota al pubblico italiano come Grande Inverno, è la capitale del regno del Nord ne Il Trono di Spade.