Davide è uno dei primi blogger che ho incrociato lungo questo mio percorso virtuale, anche se all’inizio lo conoscevo solo come Love2lie.
Rispetto a me è tanto giovane da poter essere mio figlio (se io fossi diventato padre a 19 anni; cosa che a pensarci mi scappa un po’ da ridere, perché mi immagino la congestione che sarebbe venuta al mio vecchio, sempre così rigido sulle sue posizioni 😀 ), ma nonostante la differenza di età ci siamo intesi fin dalle prime battute. Le parole, come gli occhi, sono lo specchio dell’anima. E le anime sincere non hanno età, sono realtà quantiche.
Ricordo il suo primo post, dal titolo “Perché scrivo?”. Un’ottima domanda, me la sono posta anch’io svariate volte. E ho trovato non una ma molte risposte, tutte pertinenti. Fino a quella giusta. Ma sto divagando: rimettiamo il focus sul protagonista, cioè su Davide.
La risposta alla propria domanda se l’era già data da solo, fra le righe di quel primo post, e traspare da ognuno dei successivi. Davide scrive per raccontarsi, e attraverso il racconto, per comprendersi, per accettarsi, per divenire. Stephen King sostiene che esistano due fondamentali categorie di scrittori: chi scrive per trovare se stesso, e chi per trovare un pubblico. Sia lui che io apparteniamo alla prima categoria. Ammesso che io possa definirmi uno scrittore, cosa che in effetti non sono né mi sento, perché per mia stessa definizione io sono un cantastorie.
Lui invece uno scrittore lo è davvero. Parola mia. C’è un altro motivo secondo me perché uno come Davide si svegli un mattino e decida di aprire un blog, e lo mantenga poi attivo per anni. Perché scrive da dio. E uno che scrive da dio come lui, non può che accettare il proprio destino e palesarsi alle moltitudini 🙂
Leggere per credere: giusto per farvi un esempio concreto ho ribloggato il suo ultimo post. In cui si accorge di aver smarrito la leggerezza nell’approcciarsi alle ragazze. Ed esprime questo suo convincimento attraverso un racconto a cui non smetto di tornare, tanto mi piace, e trovo dipinto con autentico talento. Di quei talenti che sanno apparire con leggerezza (eccola!), senza neanche darlo a vedere, perché la naturalezza dei movimenti e delle pause e del ritmo è insito nel concetto stesso di talento.
Credo sia il caso di fermarmi qui, prima che Davide possa essere indotto a pensare che voglia chiedergli qualche favore, chessò, un prestito (o un autografo… questa per capirla sul serio dovete leggere un po’ di ciò che scrive di sé) vista la sviolinata che ho messo giù 😉
Ma se un po’ mi seguite, già lo sapete: io dico sempre, e soltanto, ciò che penso davvero.