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Altro giro, altro personaggio. Stavolta si tratta di un “gringo” (che è come gli argentini chiamano gli italiani, proprio come i messicani fanno con gli statunitensi) appena arrivato, anzi, a quanto pare scappato, in Argentina. E non si può dire che l’accoglienza lo abbia deluso 😀
Questo racconto è materiale d’archivio, nel senso che si tratta del prologo di un romanzo che avevo iniziato a scrivere 5 anni fa, e poi era rimasto lì, ampiamente incompiuto, come tante altre cose. Forse ora, avendone reso pubblica la prima parte, avrò il giusto stimolo per proseguire nel racconto di questa storia. Stay tuned!

Hazen Mavi

Ana Serradilla

Lei si staccò da me e mi guardò negli occhi. Io guardai nei suoi.
C’era qualcosa, in quello sguardo. Qualcosa che non ho saputo cogliere fino in fondo, né in quel momento né mai. E che mi affascinava. Sarei annegato volentieri nello sguardo di quegli occhi neri. Sus hermosos ojos negros.
Una curiosità vivace, divertita. Dolce. Una scintilla di vitalità appena contenuta, di malizia compiaciuta, eppure ingenua.
Si sarebbe detto che, da un istante all’altro, potesse mettersi a ballare nuda sul tavolo della cucina. In un certo senso, quello che stava accadendo ci andava molto vicino. Ed era anche meglio.

Era lì, sdraiata in braccio a me, sul divano di quella piccola stanza, senza nient’altro addosso che un brasiliano di pizzo nero. Le avrei tolto volentieri anche quello, ma non c’era fretta. Mi piaceva guardare come le si disegnava addosso.

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