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#ElsaFornero, #governoMonti, #governoRenzi, Elsa Fornero, governo Monti, governo Renzi, pensione, pensioni, quattordicesima, quattordicesime, rivalutazione. rimborso
(segue dalla prima parte)
E fin qui, la storia era nota. Nel frattempo, però, è successa un’altra cosa, di cui non credo che molti siano al corrente, se non per via di qualcuno in famiglia che ne sia stato toccato. Come nel mio caso.
Con l’assegno di luglio, l’INPS liquida una quattordicesima mensilità ai pensionati di fascia più bassa, quale ulteriore misura di sostegno alla loro condizione economica.
Ora, mia madre è una di questi pensionati al poco più che minimo sindacale, e come tale percepisce detta quattordicesima mensilità. Che però a quest’ultimo giro, cioè il mese scorso, non le è stata versata. Qualche giorno dopo l’inizio di luglio, l’INPS le ha inviato una lettera in cui la informava che, prima di corrisponderle la somma prevista, era necessario che lei fornisse all’istituto i propri dati reddituali per il 2014, che non erano noti.
Una richiesta legittima, per carità. Mia madre non ha mai avuto redditi diversi da lavoro dipendente o da pensione, fra le due condizioni è stata una semplice casalinga per parecchi anni, nei quali ha versato contributi volontari per assicurarsi una futura pensione un po’ più consistente del minimo di base. Non ha mai posseduto niente più dei propri vestiti e di una bicicletta, non ha mai avuto possibilità o necessità di chiedere delle detrazioni Irpef a fronte di spese detraibili in sede di 730, e di conseguenza non ha mai presentato una dichiarazione dei redditi.
Questo però lo sappiamo noi, in famiglia. Per quanto riguarda l’INPS, nel frattempo la situazione di mia madre potrebbe essere cambiata; potrebbe ad esempio avere ereditato la casa dopo il decesso del coniuge (mentre scrivo m’immagino il mio vecchio avvertire un refolo di malaugurio sulla nuca), e dunque avere ora un reddito da immobili che farebbe decadere il suddetto diritto, senza che tale variazione sia già nota presso tutte le sedi interessate. Dunque, ripeto, la richiesta di verifica appariva del tutto legittima.
Però, mi dico, fanciulli cari dell’INPS, i dati non li potevate chiedere, non dico tanto, qualche settimana prima della scadenza prevista per il pagamento in questione, anziché non pagare ed entrare nel merito a posteriori? Ci voleva tanto? A quest’ora sarebbe già stato tutto a posto. Va bene che stiamo parlando di una cifra irrisoria che vale quanto una pacca sulla schiena. Però, se è un trattamento dovuto per legge, perché posticiparlo così, ad minchiam, in virtù di un soprassalto di urgenza di verifica fattasi d’improvviso inderogabile, tanto da non essere stata neanche preannunciata?
Ora il perché credo di averlo capito.
Giorni dopo, parlandone con un’amica, è venuto fuori che la stessa cosa è capitata a sua madre: stesso mancato pagamento, stessa richiesta (a posteriori) di aggiornamento dati reddituali. Con una differenza, però, non da poco. Perché la madre della mia amica, quest’anno, cioè per i redditi del 2014, ha presentato il modello 730 entro i tempi previsti. Dunque, l’INPS i suoi dati li avrebbe già dovuti avere, trasmessi per via telematica dall’Agenzia delle Entrate.
Un semplice disguido? Un ritardo nel coordinamento fra i due enti? Chissà.
Fatto sta che, alla mia amica e a sua madre, una volta appurato che i dati in questione erano già stati dichiarati prima ancora che venissero richiesti, come orizzonte temporale di rimborso della quattordicesima non percepita è stato preventivato l’ottobre prossimo. Forse.
Nel caso i soldi non arrivassero entro quel mese lì, la signora è pregata di contattare l’ufficio tal dei tali, informarsi, sollecitare, ecc.
Situazione alquanto grottesca, oltre che irritante, perché fra le due parti interessate quella in difetto è l’INPS, che non ha pagato né quanto dovuto né quando previsto, adducendo motivazioni traballanti, e ora scarica sulla parte debole, nonché “offesa”, la responsabilità di stare dietro all’iter per riavere lo spettante. Con un ritardo di chissà quanto.
Tutto ciò mi è tornato in mente ieri mattina, quando l’articolo di giornale mi ha ricordato l’imminente pagamento dell’una tantum di parziale rimborso della mancata rivalutazione ecc. E il collegamento che ho fatto è stato questo: stai a vedere che.
Stai a vedere che l’INPS l’ha fatto apposta a tergiversare, senza avvisare prima gli interessati, che di quei dati reddituali aggiornati non è che avesse poi così urgenza; ma li ha chiesti proprio ora, cioè un mese fa, guarda te la combinazione, per giustificare un mancato (o perlomeno ritardato) pagamento di somme dovute che ha fatto finta di voler essere sicura di dover pagare – o diciamo pure ha deciso di non pagare alla scadenza prevista, e di tenersi in cassa per qualche altro mese – in modo da avere un po’ di liquidità in più in vista del rimborso delle rivalutazioni programmato di lì a 30 giorni. Cioè oggi.
Mi piacerebbe che qualcuno mi smentisse, e nel farlo fosse davvero convincente, al di là di ogni ragionevole dubbio. La cosa davvero strana è che tale coincidenza pare sia passata inosservata. Curiosando in rete, ho trovato un solo riferimento in cui si lamenta quanto accaduto (qui l’articolo completo):
Ai centralini CISL sono pervenute diverse segnalazioni per mancato accredito della quattordicesima sulla pensione di luglio. Pensionati in possesso dei requisiti hanno lamentano la mancata, e apparentemente infondata, erogazione dell’importo aggiuntivo all’assegno mensile Inps. Il problema nasce dal fatto che l’Inps ha “bloccato le erogazioni se negli ultimi tre anni i pensionati interessati non hanno prodotto la certificazione richiesta”, come ha confermato la segreteria dei Pensionati Cisl di Bergamo.
Davvero una curiosa coincidenza, il blocco di queste erogazioni, non trovate?
Se questo magheggio fosse vero, vorrebbe dire che il governo dei Robin Hood dei miei stivali avrebbe aggiunto una postilla alla dichiarazione di cui sopra. Una postilla implicita, che suona più o meno così:
“cari pensionati a cui dobbiamo dei soldi che si è provato a non darvi e che in gran parte non abbiamo più, non preoccupatevi, perché oltre a provvedere affinché coloro di voi che hanno pensioni più basse ricevano un rimborso più alto, per essere certi di avere abbastanza soldi per tutti (visto che comunque noi dobbiamo pur continuare a ingrassarci e a ingrassare i nostri amici e alleati con i soldi pubblici, che sennò poi ci passa la voglia di stare in politica), senza dire niente a nessuno ci siamo permessi di posticipare un contributo previsto, una cosa davvero da poco, ad altri che stanno messi peggio di voi. E che tanto sono già abituati ad essere gli ultimi e fare di necessità virtù, senza protestare né alzare la testa. E’ probabile che nemmeno noteranno la coincidenza con i vostri rimborsi. Così tutti insieme l’avremo sfangata anche stavolta, come il grande paese che siamo.”
Voi che dite, sono troppo malizioso?
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(Immagine tratta da questa pagina web)
Pingback: I soliti sospetti (prima parte) | Julian Vlad
Per completezza di informazione, segnalo che ho trovato un altro articolo che si pone le stesse mie domande. Lo trovate qui.
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Beh, posso dire che l’INPS non sta solo ritardando i compensi ai pensionati, ma anche ai giovani. La mia vicina di casa, ad esempio, sta facendo da tre mesi uno stage per cui cento euro le vengono pagati dal datore di lavoro e cinquecento dall’INPS. Ora, dopo tre mesi, dall’INPS non ha ancora visto un centesimo. In tre mesi, lavorati per 40 ore a settimana, ha percepito 300 euro in tutto e dell’INPS nessuna traccia. Ti pare normale? Come lei, a centinaia…
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Normale non è di certo, allo stesso modo in cui non è normale che una scadenza non venga rispettata, senza che vi sia stato alcun preavviso, e che venga richiesta una verifica del diritto a usufruire di un trattamento solo dopo che il medesimo non è stato erogato nei tempi previsti. Nell’articolo sullo stesso argomento, che ho linkato nel mio commento precedente, si ventila l’ipotesi che l’INPS sia a corto di liquidi e cerchi di tirare come può una coperta ormai troppo corta. Il tutto senza che dal governo (che figuriamoci se non è al corrente di ciò, ma preferisce tacere e sperare che non se ne accorgano in troppi) arrivi una benché minima indicazione. Siamo alla canna del gas.
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