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La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale

Giosué Carducci, San Martino

Se ancora solo ieri mi avessero detto che, non più tardi di stamattina, mi sarebbe venuta voglia di citare Carducci, probabilmente mi sarei messo a ridere 🙂

Sarà stato pure un grande poeta e letterato, però, insomma, a me ste osservazioni bucoliche di distaccato pacato ingegno lasciano un po’ indifferente. Io sono un leopardiano, recanatese nell’animo, ovvero tormentato. O meglio, nel gustare versi, quando mi capita, apprezzo sì il cesello e la studiata composizione, ma voglio sentire l’odore della sofferenza e della terra umida in cui l’artista sì è rotolato, non potendo fare altro, per placare il proprio struggimento.
Eppure, quest’oggi, da parte mia, si dia a Giosué quel che è di Giosué.

Alle 7,30 di questa mattina, poco più che appena sveglio, nel mio consueto abbrivio di giornata passeggiando nel giardino di casa, ho considerato all’istante che l’attacco del suo San Martino si mostrava, semplicemente, appropriato in modo perfetto.
Per il contesto, cielo ancora grigiazzurro e velato di nuvole basse, che più tardi si sarebbero aperte; bruma diffusa d’intorno, atmosfera suggestiva e un po’ umida, anche se non fredda. Ma poi, soprattutto, fatti pochi passi, per ciò che ho trovato e potuto ammirare, e che ora mostro anche a voi: rami di pino ornati da delicate ardite trame di fili d’argento, gli uni e gli altri impreziositi da perle di rugiada.

Certe mattine, specie d’autunno, sanno regalare di tali inaspettati sorrisi 🙂

D’accordo, stiamo andando verso la stagione fredda, grigia e buia.
Non per questo priva di naturale, commovente bellezza. Non per questo priva di calore. Il calore del sole che conserviamo dentro di noi.

L’inverno sta arrivando, come diceva il buon vecchio Ned Stark, lord di Grande Inverno.
Lui purtroppo ha perso la testa; in una splendida giornata di sole, peraltro, quale crudele (chissà quanto involontario oppur studiato) contrappasso, immaginato per lui dall’autore della sua storia (°).

Noi non rischiamo tanto, al massimo di soffrire per un po’ di umidità e di gelo. Però, pur rabbrividendo quanto basta, non dimentichiamoci di ammirare, del freddo, anche la struggente bellezza.
Ed anche per questo, cosa ancor più importante, non dimentichiamo di sorridere 🙂
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(°) Quel George R. R. Martin, che con Tolkien condivide solo la doppia “R”, puntata, nel nome; quanto alla stoffa di narratore immaginifico, di un medioevo inventato di straordinaria sofferta verosimiglianza, beh… mi permetto di affermare, nella mia umile veste di devoto lettore, che non possano esserci paragoni: i draghi di Bilbo Baggins abitano caverne muffose odoranti di fumo stantio; quelli di George invece volano alti, fieri e indomabili come la loro madre, la bella Daenerys 🙂
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(Le immagini che compaiono nell’articolo sono tratte dal mio profilo Pinterest)