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Cheese è un evento di tale risonanza, da tempo ormai consolidato nell’immaginario collettivo, che qualunque cosa se ne scriva con taglio (diciamo) “istituzionale” rischia di diventare una banale ripetizione di cose già dette mille volte.

Dunque, mi limito a descrivere giusto due impressioni due che ho colto in un paio di attraversamenti veloci degli stand, fra la mattina ed il pomeriggio di oggi, in altre faccende affaccendato (la visita degustativa – anzi, chiamiamola nel modo corretto, la scofanata vera e propria – me la concederò domani sera).

Prima impressione: nonostante gli indubbi disagi che un centro città invaso da centinaia di tendoni di espositori, occupanti anche vaste aree adibite solitamente a parcheggio (e comportando quindi penuria del medesimo), possano causare in qualche misura ai miei concittadini, passeggiare per Bra oggi per me era un piacere. C’era un discreto quanto positivo fermento, pur se ancora moderato; perché in fin dei conti per tante persone oggi è stata una giornata lavorativa, dunque tempo per andare a Cheese ce n’era poco. Diciamo che si notava un maggiore movimento di gente, fra strade e marciapiedi, che in una piccola città come Bra prelude ad un grande evento. Il cui clou immagino sia iniziato questa sera – lo immagino perché io non c’ero, sono rimasto a casa – e avrà il suo sviluppo massimo, com’è fisiologico che sia, fra domani (sabato) e domenica.

Non sono sempre stato così ecumenico, nelle passate edizioni, nei confronti di questa pur importante manifestazione. Specie negli anni in cui gli uffici nei quali lavoravo si trovavano in pieno centro, l’essere costretto a parcheggiare l’auto a minimo 20 minuti di camminata dal mio luogo di lavoro, dopo aver vagato come un anima in pena per mezza città (la mezza le cui strade non fossero chiuse al traffico) fino a trovare un parcheggio libero, mi poneva non proprio in sintonia con l’amministrazione comunale, ecco. Nei confronti di Slow Food mantenevo un atteggiamento neutrale, non era colpa loro se le zone messe a disposizione di Cheese coincidevano con il centro città, e dunque i luoghi di lavoro di mezza cittadinanza.
Ricordo che si era anche parlato di dirottare l’intero evento a Pollenzo, dove già si trova l’Università di Scienze Gastronomiche. Poi non se n’è più fatto nulla, evidentemente in tale sede non esistevano pari condizioni di opportunità e sostenibilità della manifestazione.

Ora invece ho preso l’abitudine, già da mesi, di parcheggiare l’auto ad un chilometro dal centro, e farmi una bella passeggiata coast tu coast, tutti i giorni. Ne consegue – pur ammettendo che il mio, nella fattispecie, sia un punto di vista un po’ egoistico – che quest’anno Bra, festosamente invasa dai tendoni bianchi di Cheese, me la stia proprio godendo 🙂

La seconda impressione, è di un rinnovato sforzo di efficienza e di organizzazione. Un piccolo esempio: lungo le vie del centro sono state allestite delle isole ecologiche, con i contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti. E fin qui, tutto normale.
Il fatto però, che credo inedito, è che ciascuna di queste isole è presidiata da un addetto, un volontario il cui compito è di agevolare chi debba depositare dei rifiuti, un bicchiere di plastica, una bottiglia, o che so io, indirizzandolo nel modo ed al contenitore corretto. Dal momento che siamo un popolo di rara inciviltà (è sufficiente constatare lo stato di certi servizi igienici pubblici, per accorgersene) mi pare una gran bella idea, improntata alla pulizia e all’accoglienza 🙂

E per stasera su Cheese 2013 è tutto. Nei prossimi giorni non so, vado assaggio e poi semmai vi dico 😉

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(La foto che compare nell’articolo è tratta da questa pagina web)