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Bra, deboli, disabilità, frustrazione, ignoranza, impazienza, indifesi, indignazione, intolleranza, lingua piemontese, normodotati, presunzione
Questa mattina, uscito in centro per una passeggiata in ore relativamente fresche, sono passato di fronte ad un negozio di cui, giusto pochi giorni fa, mi è stato detto un gran bene.
Così ho deciso di entrare. Non vi dirò né di quale negozio si tratti, né cosa venda, perchè rispetto a ciò che vi voglio raccontare non ha alcuna importanza.
Ero lì in fila dietro un piccolo gruppo di clienti, in attesa di farmi servire. Dietro il bancone del negozio, due commesse: una giovane e piuttosto carina, l’altra una signora sui quarant’anni. Modi spicci, poche parole, gesti essenziali. Arrivederci e grazie, chi è il prossimo?
Comprensibile, faceva caldo e il piccolo negozio, nonostante non ci fossero dentro più di 8 persone in tutto, poteva dirsi affollato.
Di fronte a loro, appoggiato al bancone e giusto un po’ a lato rispetto agli altri clienti, stava un giovane uomo sulla trentina, forse qualcosa di più. Difficile a dirsi con certezza, perchè quell’uomo portava scritto in faccia i segni di una sofferenza che ne distorceva i tratti, e dunque avrebbe potuto benissimo essere più vecchio, ma anche molto più giovane.
Un’evidenza non clamorosa, però inequivocabile, anche per il suo modo lento e difficoltoso di esprimersi a parole. Chiunque avrebbe notato che quel ragazzo era affetto da un qualche problema psicofisico (non mi piace dire “ritardo mentale“, la trovo un’espressione odiosa. Ritardati siamo noi, i cosiddetti normodotati, che spesso non ci accorgiamo di quanto la gente al nostro fianco stia soffrendo).
Il giovane aveva di fronte a sé, sul bancone, alcuni spiccioli di resto che la commessa più anziana gli aveva appena dato. E lui appariva un po’ perplesso. Evidentemente non gli tornavano i conti, e lo stava facendo presente alla commessa, articolando con una certa fatica.
La donna, che stava già servendo i clienti successivi, gli si è avvicinata, gli ha spiegato quanto denaro le avesse dato lui, quanto lei di resto, e fin lì tutto bene. Solo che poi, di fronte all’evidente perplessità del ragazzo, ha aggiunto un “ci arriva?”. Con un sorrisetto, un tono beffardo, che mi ha fatto avvampare di collera. Poi si è voltata verso gli altri clienti e ha chiesto chi fosse il prossimo, lasciando il tipo lì da solo, con i propri pensieri.
Per una frazione di secondo avrei voluto abbaiarle di rimando, all’istante, “e lei, ci arriva?”. Ma sono quegli afflatti di sacro furore che, se non dai loro sfogo d’istinto, dopo un niente si sono già un po’ ricomposti. E prevale la moderazione, per quanto indignata. Anche se ora, ripensandoci, mi rammarico di aver taciuto.
Lì per lì ho pensato di girare e i tacchi e andarmene. Ma ho resistito. Ero entrato per comprare un prodotto preciso, e verificare la bontà di quanto mi era stato consigliato. Così ho deciso di restare, e attendere il mio turno.
Nel frattempo il giovane era ancora lì, fermo da un lato della fila, appoggiato al bancone, con gli spiccioli del suo resto dinanzi a sé. Gli si leggeva in faccia che stava rielaborando mentalmente i conti che non gli tornavano.
Ad un certo punto, la sua espressione concentrata e perplessa si è sciolta, distendendosi in un sorriso. Sempre con la propria lentezza e difficoltà di articolazione, il giovane ha detto alla commessa di prima che era ok, tutto a posto, ha salutato con molta cortesia, si è voltato ed è uscito. Nel farlo, si è trascinato dietro il trolley che aveva con sé, lasciando scorrere le ruote oltre il gradino della soglia, verso il marciapiede esterno. E facendo con ciò un po’ di rumore, un piccolo colpo secco. Al che, la commessa giovane ha dato di gomito a quella che aveva così ben “gestito” un cliente “problematico”, e si sono messe a ridere, dicendosi l’un l’altra che a quel rumore quasi temevano che il tipo fosse caduto per terra. Un timore, questo, che di certo faceva molto ridere.
Quand’è arrivato il mio turno, ero ancora assorto nelle mie riflessioni su quanto avevo appena osservato, tanto che la commessa giovane ha dovuto “ridestarmi” dai miei pensieri rivolgendomisi con una certa verve.
Ho chiesto ciò che desideravo, e mi è stato servito con i modi spicci e assai poco complimentosi che avevo già notato, (niente “serve altro”?, macchè, prendi e vai… fa ch’it n’abie (°), si direbbe in piemontese).
Ho pagato, ringraziato e me ne sono andato.
E, a questo punto, metto in fila alcune considerazioni.
Ho avuto modo di osservare un giovane uomo, che non riesce a pensare e a parlare con la scioltezza consentita alla maggior parte di noi, mostrarsi molto più paziente e cortese di una donna (all’apparenza ben più fortunata di lui, anche se magari in quel momento un po’ stanca e irritabile) che l’aveva appena trattato come uno scemo.
Ho constatato che il prodotto che mi era stato consigliato è piuttosto valido, anche se continuo a preferirne di analoghi venduti in altri negozi nella mia città.
Non è questo il motivo, però, per il quale non metterò più piede in quel negozio. E non solo per un livello di cortesia che mi lascia un po’ a desiderare.
Bensì perchè non voglio ritrovarmi di fronte delle persone tanto presuntuose e ignoranti come le due commesse di cui vi ho appena raccontato. Poi, se in futuro, passando davanti alle vetrine del negozio, noterò che il personale è cambiato, magari mi lascerò indurre ad entrarci di nuovo. Ma per ora non se ne parla nemmeno.
Perchè, sapete, io in fondo sono profondamente razzista. Odio coloro che sfogano le proprie piccole grandi impazienze e frustrazioni sui deboli e gli indifesi, siano questi ultimi persone in difficoltà per qualsivoglia motivo, o piuttosto animali. Se entrassi di nuovo in quel negozio, anche fra un po’ di tempo, e mi ritrovassi di fronte le stesse due commesse, in particolare quella meno giovane delle due, mi ricorderei dell’episodio qui sopra, e temo mi verrebbe la tentazione di ripagarla con la stessa, sprezzante moneta. Cosa che, ne convengo, potrebbe forse darmi una piccola soddisfazione, ma a qual punto non sarebbe più di alcun giovamento a quel giovane sconosciuto.
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(°) Letteralmente, “fa che tu ne abbia”, ovvero, vedi di farti bastare quello che hai.
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(La foto che compare nell’articolo è tratta da questa pagina web)
Posso affermare di essere razzista quanto te, quando si tratta di difendere una persona più debole. Ricordo mio padre, che mi raccontava di come i suoi compagni di lavoro prendessero sempre in giro un altro giudicato un po’ “bunom” e di come li redarguisse, ricordando loro che, se proprio si vuol prendere in giro qualcuno, bisogna farlo con chi è allo stesso livello ed è in grado di difendersi. Purtroppo, qualche volta, in passato, mi è anche capitato di vedere degli insegnanti comportarsi in questo modo, e questo è ancora più brutto.
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Concordo. Purtroppo siamo tutti esseri umani e tutti possiamo sbagliare, ma approfittarsi di posizioni di relativa forza per prendersela con chi non possa difendersi, oltre che ingiusto e sgradevole è anche da vigliacchi.
Un insegnante che si fosse comportato in questo modo non l’ho mai incontrato, per fortuna, perchè sarebbe stato decisamente brutto, come dici tu, vedere un educatore capace di atteggiamenti diametralmente opposti alla propria missione educativa.
Mi è successo però di avere un datore di lavoro, molti anni fa, che a proposito di un mio collega non tanto sveglio soleva dire che quel ragazzo costituisse il proprio “8 x mille”; come se gli desse lavoro per fargli la carità, non in cambio di prestazioni lavorative che in ogni caso lui (il capo) riusciva a vendere ai propri clienti, facendosi pagare anche molto bene.
Dimmi tu se si può accettare una cosa del genere. Infatti io con quel tipo lì non stavo certo zitto, gli urlavo in faccia eccome, anche se (devo ammetterlo, non voglio spacciarmi per un paladino degli afflitti) solo quando toccava a me difendermi dai suoi immotivati sfoghi di frustrazione.
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D’accordissimo. Pensano solo a sbrigare il maggior numero di clienti per alzare il fatturato? Li si colpisce nel fatturato.
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In verità il negozio in questione di per sè non c’entra nulla, a meno che colei che ho definito la “commessa meno giovane” non ne sia la proprietaria. Questo lo ignoro. Ciò non toglie che dalla direzione/gestione o che dir si voglia di un esercizio pubblico come si deve, è lecito aspettarsi che disciplini l’atteggiamento dei propri dipendenti nei confronti della clientela, e soprattutto vigili su eventuali cadute di stile o peggio. Ecco, fare in modo di evitare il “peggio” sarebbe già qualcosa.
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.. Chissà quante persone li presenti hanno notato quello che hai descritto? Nessuno presumo! comprendere il dolore degli altri è un dono, che provoca, a sua volta sofferenza. Hai fatto bene a non reagire, anche io (dopo varie esperienze) ho imparato a mordermi la lingua. Tantoè inutile, saresti passato per maleducato, inopportuno e, infine, avresti illuminato l’infelice che magari non si è neppure accorto di quello che gli era successo. Dobbiamo rassegnarci al fatto che, prima o poi, anche le commesse saranno derise da un cliente prepotente e nessuno si incazzerà in loro difesa…. Una ruota che gira è la vendetta che si consuma fredda e gelida.
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Mah, è pur vero ciò che dici, che l’indifferenza regna sovrana, e a voler fare i raddrizzatori di torti altrui si rischia di creare più che altro danni a se stessi e anche a chi si vorrebbe difendere (me lo auguro, che l’infelice non abbia colto la beffarda sfumatura peraltro assai palese della donna… lo spero per lui; che, oltretutto, immagino possa esservi ahimè abituato). Però è anche triste, la conclusione a cui si arriva in questo modo. E ingiusta. Questa è andata, ormai, e non è nemmeno la prima volta che mi capiti in vita mia di essermi trattenuto in situazioni analoghe, magari di prepotenza verso persone straniere. Però vorrei augurarmi che fosse l’ultima. Sia nella speranza di non dover più assistere a certe scene. Sia nel proponimento di fare qualcosa di più.
Ho pure imparato, come rispondevo qui sopra a Caterina, che per rimettere in riga i prepotenti a volte basta alzare il tono più di loro. Casualmente, chissà perchè, subito dopo cambiano registro. Sarà perchè sotto sotto in fondo sono dei conigli, capaci di prendersela solo con i più deboli di loro? Penso proprio di sì.
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