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Da alcuni mesi, accedendo al servizio di home banking di Veneto Banca (ovvero alla pagina web in cui inserire i propri estremi per entrare nel sito) compare l’immagine qui sopra.
E’ una pagina di dominio pubblico, chiunque la può visualizzare a questo indirizzo, pertanto non sto fornendo alcuna informazione riservata.
Per chi non lo (ri)conoscesse, il bel giovanotto con occhi azzurri e pizzetto – ritratto in duplice veste auto-ammiccante nel riquadro inferiore – è Claudio Marchisio, centrocampista della Juventus e della Nazionale italiana di calcio.
Ora, prima di continuare mi corre l’obbligo di una puntualizzazione: in un discorso squisitamente sportivo, per me la società bianconera e chi ne vesta la maglia è come fumo negli occhi. Se non fossi di fede romanista, da buon piemontese sarei potuto essere solo del Toro, dunque più antagonista di così si muore. Ma non è questo il motivo per cui voglia porre l’accento su tale immagine.
Potete crederci o meno, ma non mi tange più di tanto vedere associato il mio “nemico” sportivo per eccellenza ad un gruppo bancario di cui sono cliente. Sono al corrente da tempo del fatto che Veneto Banca sia uno degli sponsor della Juventus, il cui terreno di gioco è tappezzato a bordo campo di manifesti pubblicitari del Gruppo. Non mi disturba, è una normale questione di marketing.
Peraltro, sulle vetrate esterne della filiale presente nella mia città – e immagino sia lo stesso per tutte le filiali del Gruppo – compare un manifesto che ritrae Marchisio insieme a tre suoi compagni di squadra (fra cui Giorgio Chiellini, altro nazionale), con uno slogan che recita:
Sappiamo che possiamo vincere. Insieme
Messaggio chiaro e inequivocabile. E, a mio modesto avviso, anche riuscito: un’azienda che dichiari la propria qualità vincente – insieme all’unità di intenti con la propria clientela – associando a se stessa l’immagine della squadra italiana più titolata (quanto meno in campo nazionale; tocca precisarlo, sennò poi milanisti e interisti si offendono), è senz’altro un’idea di marketing forte e lineare, di indubbia efficacia.
Poi, è un accostamento che può starmi simpatico o meno, ma non posso certo negarne la validità in termini di strategia commerciale.
Ma per quanto riguarda la scelta adottata con Marchisio, ecco, qui la strategia mi suscita non poche perplessità. Non per Marchisio in sè, ci mancherebbe, di cui peraltro – pur con tutta l’antipatia che mi suscita la divisa che indossa – non posso non riconoscere la fine qualità calcistica.
Bensì per lo slogan che gli è stato associato, quel “siamo con te perchè siamo come te”. Slogan che non solo compare nella foto in questione, ma è il concept dello spot pubblicitario disegnato intorno al calciatore, e del quale ho trovato una spiegazione a questo link. Secondo i creativi che l’hanno ideato, tale concept
[…] vuole infatti rappresentare la capacità del Gruppo Veneto Banca di offrire un servizio su misura per ogni cliente, rispondente alle caratteristiche ed alle esigenze di ognuno di essi e valorizzare in questo modo la centralità attribuita alla relazione personale nei rapporti con la clientela.
Interessante. Mi rimane però il dubbio sul come chi legga possa interpretare quel “siamo come te”. Visto che sono un cliente della banca in questione, e che quel “te” è dunque rivolto anche a me, mi domando in quale modo potrei assomigliare a Claudio Marchisio. Non sono bello quanto lui, nonostante non sia certo da buttare. Non sono giovane quanto lui, che è ancora al di sotto dei trent’anni, mentre io ne ho già più di 40.
Non sono famoso, anche se godo di un certo credito, ma nulla in confronto alla risonanza mediatica di un top player della Serie A italiana.
In ultimo, non sono ricco, e nemmeno benestante. Ecco, questo è il punto che più mi lascia perplesso. Non capisco in qual modo, un ragazzo che (bonta sua) guadagni in un anno (°) più di quanto un lavoratore medio possa sperare di guadagnare in una vita intera, possa definirsi “come me”.
O come chiunque altro io conosca di persona, se è per questo.
Sì, d’accordo, da quel che leggo nel pezzo citato sopra, lo spot vede Marchisio entrare in una filiale di Veneto Banca e ritrovarsi di fronte un altro se stesso nei panni di un impiegato della banca medesima.
In questo senso va inteso il “siamo come te”, ovvero nel senso che un cliente che entri in una filiale del Gruppo possa confidare in persone che sappiano porsi a tu per tu, comprendendo le sue esigenze e prendendosene cura come se si trattasse di se stessi (°°).
Detto ciò, rimane il fatto che continuo a non capire in quale modo la foto del “principino” bianconero, con sotto quello slogan che gli fa dire di essere “come me”, dovrebbe rassicurare me o altri piccoli risparmiatori par mio.
La gente comune, insomma.
O, piuttosto, non sia passibile di suscitare un sorriso ironico, come di fronte ad una presa in giro. Involontaria, ma non per questo meno fastidiosa.
Nonostante ora, avendoci letto e riflettuto su, il proponimento dei creativi mi appaia più chiaro (ovvero, sottolineare la capacità di Veneto Banca di “offrire un servizio su misura per ogni cliente” ecc., come sopra citato), ciò non vuol dire che il messaggio ne risulti più evidente.
Anzi, dopo tutti i dubbi che questa foto mi ha sollevato e che vi ho fin qui espresso, mi sento di dire che la realizzazione del “concept” che ne è alla base forse non sia riuscita tanto bene.
Io non sono nè voglio spacciarmi per un esperto di marketing, però una cosa mi sembra ineccepibile: se un messaggio si presta ad interpretazioni fuorvianti, vuol dire che non funziona.
Voi che ne pensate? Non è una domanda retorica, mi piacerebbe davvero conoscere le vostre opinioni in merito, con un piccolo sondaggio 🙂
Attendo fiducioso i risultati ed i vostri commenti.
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(°) Non dispongo di cifre esatte circa gli emolumenti di Marchisio, ma credo di poter affermare senza tema di smentita che il suo stipendio annuo da calciatore sia ben superiore al milione di euro, e con discreta probabilità anche ai due milioni. Netti, si capisce.
(°°) Idea peraltro non nuova: un proliferare di doppelganger fra clienti e impiegati di banca si era già visto anni fa, anche se non ricordo con esattezza quando e per quale banca. In quel caso, però, sono abbastanza sicuro si trattasse di persone comuni, non di testimonial prestigiosi.
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(L’immagine che compare nell’articolo è tratta da questa pagina web)
A parte il fatto che io non sono sportiva e non avrei nemmeno riconosciuto il calciatore, concordo con te che ben pochi potrebbero riconoscersi nel messaggio, a meno che l’idea non sia quella del calciatore, che è semplicemente un testimonial, ma quella di far vedere che allo sportello c’è praticamente il gemello di un qualsiasi cliente e che, ognuno di noi, presentandosi, abbia proprio l’impressione di vedere se stesso che si auto-riceve.
In ogni caso ci sono pubblicità che veramente non hanno senso. Per fare un esempio: come può, la signora con la dentiera, posta di fronte ad UNA fetta di torta, anzi, di lampone, mangiarne DUE? ( lo slogan recita: “Davanti ad una fetta di “lampone” ne mangio due”)
Non parliamo poi del tipo che si sveglia e nel cuore della notte e dice alla moglie: “Cara, c’è un problema!”
“Tra di noi?”
“No, tra la gente”
E il tipo si alza, prende la bici, va alla CONAD, sistema i prodotti sugli scaffali e torna a dormire”
Ma quando mai un consumatore, alle tre del mattino, si preoccupa del fatto che il supermercato sia rifornito o meno?
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😀
Sì in effetti quella di volersi mangiare due fette di torta avendone a disposizione solo una è proprio bella!
Sul tipo del Conad, invece, ho avuto modo di lavorare per la grande distribuzione, e ti assicuro che davvero c’è gente che non dorme mai. E parecchia anche. Specie per quanto riguarda i freschi e freschissimi, ovvero carne, pesce, frutta e verdura, gli approvvigionamenti e la sistemazione a scaffale avvengono di notte, in modo che non appena i punti vendita aprono, i clienti possano già trovare al banco la merce pronta e più fresca che si può, perchè arrivata fisicamente appena poche ore prima, dai mercati e dai depositi di smistamento del gruppo a cui il punto vendita appartiene. E’ il modello distributivo che si definisce just-in-time. Di tutto questo lavoro e della macchina organizzativa davvero complessa che c’è dietro, che deve funzionare come un orologio svizzero perchè basta un intoppo e si rischia di avere di lì a poche ore un supermercato aperto al pubblico con mezzi scaffali vuoti, i consumatori non sono al corrente e non se ne accorgono, com’è ovvio che sia per chi non può sapere cosa avvenga dietro le quinte.
Immagino che la pubblicità di Conad sia studiata proprio per dare una percezione più chiara alla gente di quanta cura ci sia dietro una testa di insalata che si ritrovano fresca nel negozio sotto casa alle 9 del mattino.
Una cura dettata da un obiettivo commerciale, certo, non dalla semplice buona volontà, ma resta comunque un dato di fatto notevole. Pensa che i depositi della GDO osservano 2 soli giorni interi di festa in tutto l’anno, Natale e Pasqua, perchè perfino Santo Stefano, Pasquetta e Ferragosto devono essere semi-lavorativi, altrimenti la macchina si ferma troppo a lungo e poi a farla ripartire ci si rimette tempo e denaro (e clienti insoddisfatti).
E in ultima analisi ti lascio immaginare cosa questa organizzazione così meticolosa, continua e di ampio respiro comporti per un’azienda informatica che offra il proprio contributo a farla funzionare. Infatti, presso la Tesi di Bra, dove ho lavorato fino al 2010, è stato messo in piedi un help desk ad alto livello tecnico e capacità di intervento immediato, che rimane operativo 24 o su 24, 7 giorni su 7. Credo sia l’unico nel suo genere in Italia, nel proprio ambito di riferimento; e pensa che un’eccellenza del genere noi braidesi ce l’abbiamo in casa e magari non lo sappiamo nemmeno. Ovviamente quanti lavorino nel team di help desk di Tesi ruotano sui classici 3 turni da 8 ore, ma anche loro possono in qualche modo affermare di non dormire mai, per assicurare che la testa di insalata sia lì fresca ad attendere i clienti alle 9 del mattino, tutte le mattine dell’anno.
In un certo senso, la pubblicità della Conad rende giustizia anche ai miei ex colleghi 🙂
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Sì, spiegata così la capisco, ma dalla pubblicità non ci sarei mai arrivata. Bisognerebbe dire: “C’è un problema PER la gente” Dire TRA la gente è come sei consumatori s’incontrassero alle tre di notte per condividere la preoccupazione sul fatto che, il giorno dopo, ci siano prodotti freschi o meno al supermercato. Insomma, io la capisco così…
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Sì, beh, non hai tutti i torti 🙂
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Secondo me la gente reagisce di impulso , non fa un ragionamento così articolato. I calciatori sono famosi e la gente si identifica d’istinto. I pubblicitari lo sanno bene. Sanno anche che quelli della Roma, ad esempio, si arrabbiranno e quindi ne parleranno, bene o male poco importa, importante è parlare .
È noi casa stiamo facendo?
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Vero, come dice il famoso detto, che se ne parli pure male purché se ne parli, non è così? Ma io per fortuna, ti dirò, mi viene in mente giusto perché è a te che sto rispondendo, conosco anche casi più illuminati di cui parlare; e qualunque riferimento a persone o luoghi noti e attinenti alla nostra “conversazione” qui espressa è puramente voluto 😉
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